Il Villaggio Leumann è un quartiere operaio del Comune di Collegno, alle porte di Torino, costruito tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento per volere di Napoleone Leumann, imprenditore di origine elvetica.
Ma fu già il padre di Napoleone, Isaac, che nel 1875 insieme al figlio decise di installare un nuovo sito produttivo che lavorasse il cotone, a differenza del precedente stabilimento di Voghera che trattava il lino. Fondamentale nella scelta del luogo fu anche la presenza di canali irrigui (la bealera di Grugliasco) e la vicinanza di una nuova, moderna infrastruttura: la ferrovia che, correndo lungo l’asse dell’attuale Corso Francia, consentiva un rapido collegamento fra Torino e Rivoli.
Leumann fece edificare un complesso residenziale intorno al suo cotonificio per ospitarvi la manodopera specializzata che vi lavorava. Il progetto del complesso, che sorge su un terreno di oltre 60.000 metri quadri, fu commissionato all’ingegner Pietro Fenoglio e fu realizzato in stile Liberty tra il 1875 e il 1907.
Concepito per essere del tutto autonomo, il villaggio comprendeva, oltre alle abitazioni per gli operai e gli impiegati (per lo più villette ad un piano con relativo giardino e orto fin dal principio dotate di toilette interna e di acqua corrente, privilegi unici per le famiglie operaie della fine dell’Ottocento), un convitto per le operaie gestito da suore, l’edificio dei bagni, il teatro, l’ambulatorio, l’ufficio postale, la stazionetta del treno (linea Torino – Rivoli), l’albergo, il nido, le scuole materna ed elementare, la chiesa di Santa Elisabetta (realizzata in stile eclettico), il circolo per gli impiegati e uno spaccio alimentare.
L’imprenditore era convinto che per avere buona manodopera fosse necessario garantire l’istruzione, così nella scuola del villaggio si insegnavano le attività artigianali accanto alla lingua italiana. L’asilo, posto di fronte all’ingresso della fabbrica, fu un servizio rivoluzionario per l’epoca che divenne in seguito un modello anche per altre realtà.
L’affitto degli alloggi ammontava a circa un terzo rispetto alle case di ringhiera, al fine di garantire un’esistenza dignitosa anche a famiglie di operai con salari bassi.
Successivamente alla crisi degli anni Settanta del Novecento il cotonificio chiuse.
La proprietà manifestò l’intenzione di porre in vendita l’intera area, ma fortunatamente il Comune di Collegno riuscì ad acquistare il complesso, ad esclusione dell’area della fabbrica, utilizzando la legge regionale 167 relativa all’edilizia popolare. In tal modo tutti gli ex dipendenti conservarono (e alcuni conservano tuttora) le loro case per l’intera durata della loro vita, ma la maggior parte degli alloggi sono case popolari assegnate in base a graduatoria.
Attualmente le abitazioni sono ancora utilizzate come tali e gli edifici che ospitavano servizi hanno ancora una funzione pubblica: tra questi, il convitto delle operaie ospita la biblioteca civica, l’albergo è sede di associazioni, la stazionetta è utilizzata per iniziative rivolte ai giovani, il locale dei bagni ospita il centro anziani, il teatro è stato trasformato in unità abitative. L’ufficio postale, la scuola e la chiesa mantengono invece la funzione originaria.
Un ulteriore passo è stato compiuto nel 2009 con l’allestimento realizzato dall’architetto Alessandro Mazzotta grazie anche agli arredi forniti dai soci della Associazione Amici della Scuola Leumann, della Casa-Museo nei locali messi a disposizione dal Comune di Collegno.